Il parlamentare svolge tre funzioni primarie: a) conquistare voti, b) partecipare alle sedute delle Camere e c) tenere alto il livello del consenso degli elettori, ai fini di un’eventuale rielezione. Per poter svolgere le sue funzioni con successo, egli deve possedere delle qualità: deve parlare e curare la propria immagine in modo tale da cattivarsi la simpatia e la fiducia degli elettori; deve sapersi destreggiare sia coi propri colleghi di partito, sia con gli avversari, sia con le diverse realtà economico-produttive e religioso-culturali del paese, che lo circuiscono, cercando di tirarlo ciascuna dalla propria parte; deve imparare a distinguere le cose importanti da quelle futili, evitare gli eccessi più pericolosi, ostentare equilibrio e sicurezza, cogliere i cangianti rapporti di forza fra i gruppi di potere e prevedere il corso degli eventi. Non voglio dire, con ciò, che tutti i parlamentari sono dotati di queste qualità in grado sommo, ma, più semplicemente, che è difficile per un politico essere eletto e rimanere sulla cresta dell’onda senza possedere queste qualità ad un certo grado. E’ praticamente impossibile, pertanto, che il politico non sia una persona intelligente e accorta.
Ora, quando una persona intelligente e accorta decide di entrare in politica, si presume che ella sappia che cosa sia il bene e il male del paese (in genere, è sufficiente leggere le linee programmatiche del suo partito) e, se sa valutare l’interesse della nazione, a maggior ragione deve saper valutare il proprio, ed è poco credibile che ella promuova solo il primo trascurando il secondo. In effetti, l’esperienza empirica quotidiana (Tangentopoli e i grandi scandali, che di tanto in tanto si affacciano alla ribalta, sono solo la punta dell’iceberg), ci fornisce l’immagine di un politico molto attento al proprio tornaconto. D’altronde basta guardare alle condizioni economiche che i parlamentari riservano a se stessi, per renderci conto che essi somigliano più a degli affaristi che a dei servitori della comunità.
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15 anni fa
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