Cosa fa abitualmente lo Stato per combattere l’evasione? Potenzia l’apparato di controllo fiscale, ma, così facendo, aumenta la spesa pubblica e, quindi, le tasse, col risultato che chi ha sempre pagato paga di più, mentre l’evasione rimane. Aumentando i controlli o mettendo in atto misure anti-evasione, al massimo si può vincere qualche battaglia, non la guerra; possiamo incrementare le entrate tributarie, non eliminare l’evasione. E’ impossibile, infatti, debellare un fenomeno sociale che fa parte della nostra cultura, a meno che non si riesca a cambiare la cultura stessa, e, fino ad oggi, purtroppo, non si scorgono segnali che ci inducano a credere che vi sia questa volontà politica.
La lotta politica è rivolta all’evasore, non all’evasione. Il risultato finale è la creazione di due categorie di cittadini: quelli che strapagano le tasse e quelli che non le pagano affatto, i quali ultimi, per ironia della sorte, finché non vengono scoperti, beneficiano anche delle agevolazioni previste dalla legge per i meno abbienti, ossia vengono premiati. Ne emerge il quadro di un paese “ingiusto”, dove l’essere onesti è penalizzante.
Se un cittadino offre al politico un’arma che potrebbe metterlo in qualche modo in grado di vincere la guerra contro l’evasione e il politico non si degna nemmeno di dargli una risposta, dà adito al sospetto che egli, in fondo, non vuole risolvere il problema.
Perché combattere l’evasione fiscale?
15 anni fa
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