A cosa servono le tasse? Servono a pagare servizi pubblici fondamentali, come la difesa, la salute, l’istruzione, la giustizia, la viabilità, l’illuminazione, l’energia, l’organizzazione sociale, e via dicendo. Senza tasse non ci sono servizi e senza servizi non c’è Stato. E allora, a chi ci chiede “Ma perché mai dovremmo impegnarci in una lotta senza quartiere all’evasione fiscale?”, dovremmo rispondere: “Semplice, perché gli evasori danneggiano i cittadini onesti e vanno contro l’interesse generale. Le tasse sono destinate a diventare servizi pubblici e il cittadino che si rifiuta di pagarle è contro il popolo”.
A rigor di logica, più aumenta il numero e la qualità dei servizi e più aumentano i costi. La regola dovrebbe essere: più pago e più ricevo. Perciò, i cittadini dovrebbero avere interesse a pagare il più possibile, salvo poi pretendere di avere servizi adeguati.
Eppure, nei confronti delle tasse, gli italiani si mostrano, a dir poco, perplessi, e non tanto perché non ne intuiscano l’importanza, quanto piuttosto perché notano che, spesso, gli evasori vengono premiati o, comunque, non sono adeguatamente puniti, e anche perché non si fidano dello Stato, che spenderebbe male il loro denaro. Se paghi, nessuno ti apprezza e i servizi che ricevi in cambio non sempre sono all’altezza delle tue aspettative; se non paghi, nessuno ti biasima ed hai gli stessi servizi. Allora, meglio essere “furbi” e lasciare che a pagare siano gli altri. Questa è la realistica, e certo amara, conclusione alla quale giungono gli italiani. Ne deriva una cultura pro-evasione, dove chi paga le tasse non pensa ai servizi che potrà avere in cambio, ma le paga o perché non riesce, materialmente, ad evaderle o eluderle, o per paura delle sanzioni previste dalla legge. La massima aspirazione per un italiano è di essere “più furbo” o “meno fesso” degli altri, di pagare il minimo per avere il massimo, di evadere il più possibile senza farsi scoprire.
Perché combattere l’evasione fiscale?
15 anni fa
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