Il passaggio dalla cartamoneta al denaro elettronico dovrebbe semplicemente inserirsi nel quadro di una società che tiene il passo dei tempi e si digitalizza. La tecnologia cambia il mondo e il mondo si lascia cambiare dalla tecnologia. E’ normale che sia così. Ormai, al di fuori della sfera familiare e amicale, sono sempre meno coloro che continuano a scrivere con carta e penna. Il computer è uno strumento così docile, elastico e polivalente, è un aiuto così prezioso e in grado di semplificarci la vita, che lo troviamo dappertutto.
Se il computer si è affermato non lo si deve ad una legge dello Stato, ma al fatto che i lavoratori e la gente comune sono andati apprezzandone le funzioni, le potenzialità e l’utilità pratica nella vita di tutti i giorni, tanto da fargli spazio nei nostri uffici, nelle nostre aziende e, perfino, nelle nostre case. Già oggi, chi non ha dimestichezza con l’elaboratore elettronico è considerato quasi alla stessa stregua di un analfabeta e non è difficile prevedere che, nel volgere di pochi decenni, non ci sarà persona, nel nostro paese, disposta a rinunciare a questo strumento.
Allo stesso modo e per le stesse ragioni, stiamo assistendo, oggi, ad una straordinaria diffusione delle smart card e ad un uso sempre più esteso del denaro elettronico: la card è più pratica, più agile e più versatile, dunque, conviene.
Il più importante elemento distintivo del denaro elettronico è la “traccia” che rimane registrata nel computer. Per quanto strano possa sembrare, questo piccolo dettaglio è in grado di produrre un cambiamento sociale migliorativo e di grande portata. Il principale vantaggio consiste nel rendere praticamente impossibile l’evasione fiscale; ma ad una condizione: la cartamoneta deve cessare di circolare, deve sparire. Solo la totale digitalizzazione del denaro può sprigionare tutti i suoi benefici effetti sulle nostre abitudini e sul nostro sistema sociale. Per la persona onesta, non cambierebbe nulla. E’ l’evasore che dovrebbe necessariamente cambiare il suo stile di vita, e, in un paese dove l’evasione è generalizzata, gli effetti sarebbero rivoluzionari.
C’è, però, un problema. Esso consiste in una possibile difficoltà di adattamento da parte dei cittadini ad un cambiamento, che si prospetta brusco e radicale. L’uso esclusivo del denaro elettronico, infatti, è totalmente altra cosa rispetto alla contemporanea circolazione della cartamoneta e richiede un adeguamento culturale profondo. Le invenzioni del passato (i veicoli a motore, il cemento armato, il riscaldamento domestico, gli elettrodomestici, l’industria alimentare, l’aereo, il computer) hanno sì cambiato lo stile di vita delle persone, ma lo hanno fatto con gradualità, dando modo alla gente di abituarsi al cambiamento e, per di più, non è stato necessario rimuovere l’esistente. Analogamente, già oggi il denaro elettronico circola liberamente e, tuttavia, esso non genera alcun sostanziale cambiamento nelle nostre vite quotidiane. E’ l’uso esclusivo che scatena la rivoluzione.
Da ciò deriva la necessità di un’adeguata preparazione della gente. In particolare, occorre educare i cittadini a identificare il dovere fiscale col bene comune e, quindi, anche col proprio bene personale. Già nella scuola dell’obbligo dovrebbe essere spiegata ai bambini l’importanza della contribuzione fiscale e, allo stesso modo, tutte le istituzioni dello Stato dovrebbero fare la propria parte perché si diffonda nella popolazione la cultura della partecipazione contributiva. Il contribuente onesto dovrebbe essere onorato dalla società in tutti i modi possibili e ripagato con la qualità dei servizi. Ai politici si dovrebbe chiedere una condotta trasparente e un’oculata amministrazione del denaro pubblico. L’evasore, invece, dovrebbe essere biasimato e fatto oggetto di una più incisiva opera di educazione e recupero, magari sotto la minaccia di estrometterlo da quei servizi che egli non è disposto a sostenere.
Perché combattere l’evasione fiscale?
15 anni fa
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